Il Samaritano tra i banchi di scuola
Caritas Verona in questo periodo incontra gli istituti scolastici per giornate di testimonianza e conoscenza
“La Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Cei al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana […]”. Il primo punto dello statuto Caritas non lascia dubbi ad interpretazioni: si parla di testimonianza della carità nella comunità. Testimonianza che può avvenire con azioni concrete, ma anche con veri e propri momenti di racconto ed esposizione per gruppi organizzati, nelle parrocchie, al catechismo e anche nelle scuole. Questo perché le nuove generazioni rappresentano il futuro della società e uno dei cardini anche di Caritas diocesana veronese è la formazione negli istituti del territorio, da quelli d’infanzia alle superiori, con l’intento di aiutare ragazzi e ragazze a toccare i “grandi temi” del tempo attuale. Argomenti indispensabili per la formazione di bambini e giovani che provano a crearsi idee, opinioni e posizioni, ma anche superare certe paure legate perlopiù a stereotipi e pregiudizi.
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Ecco quindi che, attraverso giochi di ruolo, laboratori, attività ludiche, testimonianze vive e momenti di condivisione vera, si prova ad approfondire, fornire informazioni, proporre nuovi punti di vista o prospettive su tematiche legate alla povertà, al carcere, all’immigrazione, alla grave marginalità, alle disuguaglianze.
«È fondamentale – ci spiega Ilaria Baldin dell’area giovani di Caritas Verona – che le nuove generazioni incontrino i grandi temi del nostro tempo, con lo stile Caritas. Questo perché sono tantissimi i progetti attivati dalla nostra Caritas, e sono tutti accumunati dalla certezza che portarli all’incontro con le nuove generazioni sia una ricchezza da non perdere. Lavorare all’interno delle classi rimane un palco privilegiato per incontrare storie e opinioni delle nuove generazioni, ma anche per sedersi e scambiare informazioni che spesso, nella frenesia della società, non vengono ricercate. L’investimento nella promozione e formazione, oltre a rappresentare uno degli aspetti fondanti di Caritas, permette di creare realmente una cittadinanza attiva e presente nei problemi del nostro tempo».
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In questo periodo quaresimale Caritas diocesana veronese sta incontrando molti giovani ed adolescenti nelle parrocchie di tutto il territorio diocesano, ma anche le scuole non si sottraggono a questa opportunità: «Ci chiedono interventi sulle nuove povertà – continua l’operatrice – testimonianze sul mondo dell’immigrazione, anche legate a quello che sta accadendo vicino a noi in questo periodo. Ma anche temi come il carcere e la giustizia riparativa, le disuguaglianze, l’accoglienza dei senza tetto, i progetti sul territorio, come gli Empori della solidarietà. Chiaro che ciascun incontro ha ancora più valore, quando persone che hanno vissuto sulla loro pelle determinate esperienze legate a profonde difficoltà si raccontano, aprono il loro cuore e spesso rivolgono ai giovani accorati appelli di non commettere i loro stessi errori. Non si tratta ovviamente di voler mettere in vetrina le povertà altrui, ma di far capire alle nuove generazioni che i poveri non sono lontani, possono anche vivere nella porta accanto e le persone che desiderano raccontarsi lo fanno con gioia, in un percorso condiviso e sempre nel rispetto della dignità di ciascuno».
Una delle attività più riuscite degli ultimi tempi e che si ripete ormai da parecchi anni, è quella con l’Istituto scolastico Liceo E. Medi di Villafranca di Verona, come ci spiega la professoressa Elena Colesbi, l’insegnante di religione che ha ideato questa iniziativa e che ancora oggi la porta avanti con grande entusiasmo: «Si tratta di una collaborazione nata nel 2014 con l’organizzazione delle “Settimane di servizio e convivenza” che univano l’esperienza di vita assieme degli alunni, al servizio quotidiano presso le sedi e i servizi di Caritas. Dopo la pausa di un anno dovuta all’emergenza Covid, dallo scorso anno è stata ripensata la proposta. Caritas è entrata a scuola attraverso l’organizzazione di settimane full immersion, in cui gli studenti hanno potuto partecipare a laboratori tematici e di approfondimento legati a diverse tematiche: la povertà, la giustizia riparativa, la grave marginalità adulta e giovanile, l’immigrazione. Si tratta di incontri che vogliono favorire una riflessione, promuovere il dialogo e che coinvolgono gli studenti attraverso lavori di gruppo, testimonianze, filmati, dibattiti, storie vere.
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Quest’anno hanno partecipato tre classi quinte, di indirizzi diversi, Scienze umane ed Economico-sociale, per un totale di 66 studenti, e mi sento di dire che è stato un grande successo, tanto che stiamo già pensando di estenderla l’anno prossimo a tutte le quinte, magari in forma ridotta e in diversi momenti dell’anno, ma si tratta davvero di un’esperienza che consiglio a tutti i miei colleghi anche di altre scuole». Per gli alunni è stata anche l’occasione di incontrare due giovani che stanno svolgendo il Servizio civile universale in Caritas Verona, una possibile scelta di vita dopo la maturità: «Mi sento di dire – continua la prof. Colesbi – che tutte le giornate e gli incontri hanno entusiasmato i ragazzi. Nel mondo scolastico, oggi più che mai, c’è bisogno di esperienze così: meno parole e più vita! Stiamo parlando di educare dal punto di vista emotivo, un aspetto che spesso manca e va a completare tutto ciò che si impara a scuola. Alla fine delle due settimane con Caritas diocesana, i miei studenti mi hanno detto: “Abbiamo finalmente incontrato persone che fanno il loro lavoro con passione”, cosa possono chiedere di più? I nostri ragazzi d’oggi hanno davvero bisogno di testimoni».