off

Caritas italiana applaude il progetto Apri a Verona

Uno dei fiori all’occhiello di Caritas diocesana veronese è il Progetto Apri, acronimo di “Accogliere, PRoteggere e promuovere, Integrare”. Si tratta di un’iniziativa promossa da Caritas italiana e finalizzata a creare migliori condizioni di integrazione per i migranti rafforzando il loro percorso di autonomia e sensibilizzando le comunità sul territorio, attraverso una rete significativa di volontari e di famiglie tutor dei vari ospiti accolti. I beneficiari del progetto Apri possono velocizzare i loro progetti di integrazione e la presenza dei tutor diventa per loro fondamentale sia come riferimento relazionale e operativo, ma anche per vivere diverse esperienze, anche ricreative, sul territorio. Infine, il progetto dà linfa alle comunità accoglienti, con una progettualità ben definita alle spalle.

Proprio perché la diocesi di Verona è tra le principali promotrici a livello nazionale di questo progetto, abbiamo intervistato Paolo Pagani, responsabile di Apri per Caritas italiana, dopo la sua visita alla Caritas di Verona.

«Ho già fatto visita due volte a Verona in questo ultimo anno e devo dire che qui il progetto Apri funziona molto bene. Inoltre, anche a livello nazionale, i colleghi della diocesi di Verona hanno dato un contributo importante allo sviluppo del progetto testimoniando quanto si stava realizzando sul proprio territorio e dando un impulso importante al percorso laboratoriale “Sviluppare comunità accoglienti”».

Visita a Isola della Scala

Quali realtà ha visitato?

«Un po’ tutte. Siamo stati subito alla parrocchia di Isola della Scala, dove ho incontrato un affiatato gruppo di volontari, che stanno accompagnando diversi beneficiari di Apri. L’incontro si è tenuto nell’abitazione di una famiglia tutor, alla presenza di altri volontari, del parroco don Roberto Bianchini e dell’ex ospite beneficiario che, grazie ad Apri, ha potuto consolidare la sua condizione di autonomia lavorativa, abitativa e relazionale. Si è discusso a lungo del tema casa e della difficoltà, comune in tutta Italia, nel reperire alloggi per le persone immigrate. Si sono raccolte esperienze e riflessioni, strategie ed ipotesi per rafforzare sempre più la capacità di affrontare il problema in maniera creativa ed efficace».

Sappiamo che ha vissuto l’esperienza di un pranzo… speciale!

«Sì perché, rientrati in città, abbiamo pranzato nell’abitazione di un nucleo cingalese, entrato in Apri grazie alla collaborazione avviata con la San Vincenzo di Verona. Oltre al marito e alla moglie, era presente uno dei tre figli, la tutor e l’insegnante di italiano. La moglie ha preparato un pranzo meraviglioso accompagnato da una torta dedicata al progetto. In questo caso Apri, in collaborazione con i volontari della San Vincenzo, sta sostenendo il nucleo nella pianificazione delle spese familiari e nell’incrementare l’autonomia negli spostamenti in città oltre che nell’inserimento nella comunità».

Altre esperienze?

Visita a Castiglione

«Mi ha impressionato la visita alla parrocchia di Castiglione di San Michele Extra, situata nel comune di Verona, ma in un contesto quasi prettamente agricolo. Lì il parroco, don Orazio Bellomi, accoglie in canonica e ha avviato una serie di attività, tra cui un orto, che impiega e avvia

diverse persone all’attività lavorativa. Numerosi volontari, tra i quali i tutor di Apri, sostengono questa meravigliosa esperienza riuscendo a creare connessioni con gli abitanti del posto e opportunità di inserimento lavorativo».

E gli ospiti beneficiari incontrati che impressione le hanno fatto?

«Uno mi ha particolarmente sorpreso. Durante la mia visita, tra gli altri, abbiamo incontrato un beneficiario di nazionalità gambiana nell’abitazione della famiglia tutor. Anche in questo caso è stata avviata una collaborazione tra Caritas e l’organizzazione della quale fa parte la tutor creando un connubio, trasversale alle appartenenze, ma di indubbia utilità per le persone accompagnate. In particolare, grazie a questo sostegno combinato, questo ragazzo ha saputo affrontare numerose difficoltà fino a raggiungere una posizione solida sia lavorativamente, sia abitativa. Grazie ad Apri è riuscito ad ottenere la patente di guida e a giorni entrerà nella sua nuova casa. Questo giovane uomo ha una determinazione ed una forza d’animo ammirevoli; è inoltre in grado di esprimersi in maniera molto diretta ed efficace, motivo per cui potrebbe essere invitato a portare la sua testimonianza nel corso di eventi pubblici e momenti di sensibilizzazione».

Soddisfatto di questa visita a Caritas Verona?

«Come ho detto al direttore di Caritas Verona, don Gino Zampieri, e a Marco Zampese, direttore della cooperativa Il Samaritano, che realizza il progetto Apri per conto di Caritas, è stata un’importante occasione per riconoscere l’importante lavoro di sviluppo di comunità realizzato da Caritas Verona, e dall’operatore diocesano, Fabio Discoto, che segue sul campo il progetto. Mi sento veramente di ringraziare per il sostegno offerto al progetto. Dopo le prime dieci accoglienze, Verona ha riproposto altri venti inserimenti in Apri, includendo singoli e nuclei famigliari. I direttori stessi mi hanno confermato l’importanza delle comunità e la centralità di questo tema nelle scelte che guidano l’azione ed i progetti della diocesi. Da tempo investono molte energie e risorse in questa direzione ed hanno affermato quanto il sostegno offerto da Apri sia fondamentale».

Cena a Isola della Scala

E la conclusione della visita è stata altrettanto scoppiettante…

«Certo, perché la giornata si è conclusa con una cena comunitaria nella parrocchia di Valeggio sul Mincio alla quale hanno preso parte beneficiari, tutor e volontari coinvolti nel progetto Apri e nei Corridoi Umanitari di Caritas italiana. Alla serata erano presenti oltre 40 persone con il parroco don Paolo Zuccari: persone che hanno dato il via a numerose attività di accoglienza sul territorio. Già l’anno scorso la comunità di Valeggio si era distinta per l’attenzione all’inserimento di persone immigrate provenienti da un locale centro di accoglienza. Nel tempo la capacità dei volontari di accogliere e accompagnare si è ulteriormente consolidata. Il prossimo passaggio prevede una loro ulteriore crescita in un percorso che li veda maggiormente autonomi e direttamente responsabili delle attività».

Quali sono le impressioni che le sono rimaste dopo questa visita a Verona?

«Senza dubbio, la diocesi di Verona rappresenta ad oggi uno dei contesti in cui il progetto Apri si è sviluppato con maggior successo in Italia. Lo testimoniano i dati quantitativi ma ancora di più la diffusione in un territorio ampio e variegato di realtà comunitarie molto ben radicate e aperte, non solo in seno alle parrocchie, ma anche verso le istituzioni, le associazioni e le persone che lo abitano. Ho vissuto pienamente lo spirito di animazione di comunità, in ogni realtà visitata. L’auspicio è che questa tendenza si possa consolidare e ampliare nel tempo anche con iniziative e attività di sensibilizzazione che il progetto promuove e sostiene fino a fine 2022».

Francesco Oliboni (tratto da Verona Fedele)