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Un mondo in movimento

Il mondo è in continuo movimento. Secondo il 31° report immigrazione 2022 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, a fine 2021 il numero di migranti internazionali era stimato in 281 milioni, circa il 3,6% della popolazione mondiale. E di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro. La principale causa dell’aumento del numero complessivo di persone che si trovano a vivere in un Paese diverso dal proprio sta nell’acuirsi e nel protrarsi del numero di contesti di crisi registrati a livello mondiale, che hanno fatto superare ad inizio 2022 per la prima volta nella storia la soglia di 100 milioni di migranti forzati.

Significativa a livello globale anche l’esistenza di circa 345 milioni di persone a grave rischio alimentare, quasi 200 milioni in più rispetto a prima della pandemia. Nell’area del Mediterraneo allargato si registra un incremento della situazione di vulnerabilità della popolazione straniera residente, con pesanti conseguenze sui processi di integrazione dei migranti nei Paesi di destinazione. E l’Italia? Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2022 c’erano poco più di cinque milioni di cittadini stranieri regolarmente residenti, però con la crisi ucraina con il preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati, nell’ultimo anno i numeri sono cresciuti.

Si può ancora parlare di emergenza? Probabilmente no, perché ormai le migrazioni fanno parte del normale flusso della mobilità internazionale, tanto che sono sempre di più anche le nazionalità delle persone accolte e i dati dicono che chi arriva riesce ad integrarsi sempre meglio. Nel 2021 i numeri Istat parlano di una diminuzione di alunni stranieri nelle scuole, con aumento di quelli nati in Italia di seconda generazione, come pure continua a diminuire la presenza di detenuti stranieri nelle carceri. Un dato invece che fa allarmare sono le situazioni di vulnerabilità legate alla popolazione straniera: nel corso del 2021 nei Centri di ascolto della Caritas italiane sono state quasi 121mila le persone non italiane ascoltate, cioè il 55%, più della metà, tra cui molti minori. D’altronde non si può negare una scarsa attenzione delle politiche sociali verso le fasce più fragili della popolazione nel periodo culminante dell’emergenza sanitaria.