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Caritas Verona e Sant’Egidio rispondono alla “Chiamata alla pace”

(tratto da Verona Fedele)

Da oltre 14 mesi il conflitto russo-ucraino prosegue senza sosta. Dopo i primi mesi in cui l’opinione pubblica nazionale ed europea hanno dato grandissimo risalto a questa nuova guerra alle porte del mondo occidentale, oggi le notizie che arrivano dall’Ucraina sono sempre più ridotte e l’emergenza sembra terminata. Ma non è così, i bisogni continuano a rimanere molteplici, la guerra è in ancora in atto e milioni di persone stanno soffrendo nei territori di conflitto.

Caritas diocesana veronese continua la sua raccolta fondi per aiutare le persone coinvolte e di recente lo stesso vescovo Mons. Domenico Pompili, in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo in Arena, ha lanciato la campagna della “Chiamata alla pace”, riportando l’attenzione sulle sofferenze del popolo ucraino e sul lavoro da fare per costruire prospettive di pace. Il braccio operativo che fa giungere gli aiuti, anche dei veronesi, alla popolazione dell’Ucraina è la Comunità di Sant’Egidio, rappresentata da Adriano Roccucci, professore ordinario di storia contemporanea presso l’Università degli studi Roma Tre, Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio e responsabile nazionale per l’Italia.

«La Comunità di Sant’Egidio è presente in Ucraina dal dicembre 1991. In questi più di trent’anni di attività, le Comunità a Kiev, Leopoli, Ivano-Frankivsk e Kharkiv, composte tutte da cittadini ucraini, hanno sviluppato un’intensa attività sociale a fianco delle componenti più fragili della popolazione: senza dimora, anziani poveri, anziani in istituto, minori, persone con disabilità, Rom. È maturata così un’approfondita conoscenza dei bisogni sociali del paese ed è stata costruita una vasta rete di collaborazioni e relazioni in tutto il paese. Con lo scoppio della guerra, tutta questa attività si è intensificata e sono state realizzate nuove iniziative per aiutare le persone sempre più in difficoltà. Leopoli è diventata centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant’Egidio in Ucraina. È stata aperta un’ampia sede nella zona centrale della città, mentre nella periferia sono stati allestiti un grande centro logistico di stoccaggio degli aiuti umanitari e un magazzino adibito alla conservazione dei medicinali. Da Leopoli gli aiuti umanitari vengono inoltrati in tutto il paese e soprattutto nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina, maggiormente colpite dalla guerra».

Può darci qualche numero per capire l’emergenza attuale?

«5 milioni di ucraini hanno perso la loro casa e 2,4 milioni vivono in case danneggiate dai bombardamenti. Inoltre, alla fine di gennaio si contavano 1206 istituzioni sanitarie colpitee di queste 170 completamente distrutte: sono ospedali, ambulatori, centri sanitari non più in grado di funzionare o in grado di farlo solo parzialmente, con la conseguente assenza o diminuzione di assistenza per la popolazione. Su una popolazione di 43,3 milioni sono circa 8 milioni coloro che hanno lasciato l’Ucraina come profughi (dati International Organization for Migration, ndr). Si ha invece scarsa consapevolezza di un altro aspetto dell’emergenza umanitaria in Ucraina di non minor rilevanza e forse di maggiore gravità. Infatti, in Ucraina, dove secondo dati ONU sono rimasti a vivere 35,6 milioni di persone, a fine gennaio si stimavano 5,4 milioni di sfollati interni. Quasi un terzo della popolazione ucraina è dovuto fuggire e oggi è composto da profughi e sfollati interni. 16 milioni di ucraini sono rimasti senza lavoro. Il Ministero dell’Economia ucraino ha stimato che l’economia si è ridotta del 30,4% nel 2022. Secondo stime degli uffici ONU in Ucraina a fine 2022 11,1 milioni di persone si trovavano in condizione di bisogno alimentare».

Senza dimenticare la vostra grandissima mobilitazione di volontari e il grande lavoro svolto con sfollati e profughi, anche in Italia, la Comunità Sant’Egidio in questo anno di conflitto come ha operato in Ucraina?

«Nel corso di un anno di guerra in Ucraina, a livello nazionale Sant’Egidio ha inviato in Ucraina 1100 tonnellate di aiuti umanitari per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Sono state distribuite confezioni di medicinali e materiale sanitario e ogni mese sono consegnati 15.000 pacchi alimentari. Inoltre, continuano ad essere distribuiti abbigliamento, coperte, prodotti per l’igiene personale, materassi e altri generi di necessità».

In occasione del Venerdì Santo, il Vescovo di Verona, mons. Pompili, ha lanciato la campagna “Chiamata alla pace”, che Caritas Verona ha colto immediatamente per continuare ad aiutare il popolo ucraino e sono già stati raccolti e inviati alla Comunità di Sant’Egidio i 55mila euro richiesti per il carico del mese di maggio, che raggiungerà presto Leopoli. Questo perché per far fronte alla distribuzione dei 15.000 pacchi alimentari occorre inviare ogni mese tre carichi di alimenti. Ogni carico corrisponde a un TIR bilico, per un totale di 33 bancali e circa 20 tonnellate, secondo una composizione standard individuata per far fronte alle necessità alimentari. E il costo per l’acquisto degli alimenti di ogni carico è tra i 50.000 e i 60.000 euro.

La solidarietà della Chiesa di Verona non si ferma a questa iniziativa ed è possibile continuare a sostenere gli interventi di Caritas nei territori colpiti dalla guerra donando a:

  • Banca Etica – IBAN: IT 40 Z 05018 11700 000017091380 – (intestato ad Ass. di Carità San Zeno onlus).
  • Banco Posta – C/C postale: 001006070856 (intestato a Ass. di Carità San Zeno onlus).
  • Donazione diretta presso Caritas Diocesana Veronese in L.ge Matteotti, 8 a Verona dal lunedì al venerdì con orario 9:00-13:00 e 14:00-17:00 (le donazioni in contanti non sono detraibili).

Causale: “Chiamata alla pace”
(Le offerte sono detraibili fiscalmente)

Per maggiori informazioni

Telefono 045 2379300 (dal lunedì al venerdì con orario 9:00-13:00 e 14:00-17:00);
E-mail: donazioni@caritas.vr.it

Francesco Oliboni

foto tratta dal sito della Comunità Sant’Egidio