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Il Samaritano fa il bilancio dell’anno pastorale

Si va verso la chiusura dell’anno pastorale e per la cooperativa di Caritas, Il Samaritano, è tempo di bilanci. Quella che infatti è nata come casa accoglienza per senza tetto nel 2006, oggi è diventata una realtà molto grande sull’intero territorio della diocesi e non si occupa più soltanto della sola realtà dei senza dimora. «Accanto alla storica casa accoglienza di via dell’Artigianato a Verona – ci spiega Marco Zampese, direttore del Samaritano – che solo nel 2022 ci ha visto ospitare ben centoventuno persone diverse durante l’intero arco dell’anno, si sono aggiunte negli anni la struttura di via Corbella, per uomini senza dimora con problematiche sanitarie, e Corte Melegano, entrambe a Cadidavid, per giovani neomaggiorenni fragili e senza tetto. E poi ancora lo spazio diurno a Villafranca, e Casa Shalom a Marega di Bevilacqua, che permettono l’incontro e l’accoglienza di persone e famiglie in emergenza abitativa». Questi esempi sono solo gli ultimi legati ad un grande lavoro che Il Samaritano sta svolgendo sull’intero territorio della diocesi di Verona, come desidera sottolineare mons. Gino Zampieri, direttore di Caritas Verona: «Le nostre sono iniziative che si esprimono e si inseriscono nel quadro del più ampio ed articolato servizio della nostra Caritas diocesana a favore della comunità civile ed ecclesiale del territorio. In questi ultimi mesi ci stiamo sforzando di collegarle sempre più al territorio, intessendo reti di collaborazione e alleanze sempre più ampie: sia con altri enti del sociale e istituzioni pubbliche, sia con le rispettive comunità parrocchiali e zonali.  Ci stiamo impegnando, infatti, per favorire il più possibile relazioni di prossimità che siano al contempo collettive e personalizzate, semplici ma non ingenue, di accompagnamento ma non di sostituzione, organizzate eppure creative. Relazioni che siano sempre più adeguate e sostenibili proprio perché pensate e realizzate assieme e “a misura” di comunità».

Sicuramente l’anno pastorale 2022/2023 è quello in cui gli effetti diretti della pandemia si sono finalmente smorzati, lasciando però tutte le faticose conseguenze che già si scorgevano all’orizzonte e che si notano su larga scala, non solo a livello veronese, ma mondiale. Per questo sono nati nuovi progetti in determinate aree che già erano ben coperte dal Samaritano, come quella dei migranti, ma che oggi vedono la nascita di nuove emergenze, come spiega accuratamente il direttore Zampese: «Da anni abbiamo un centro collettivo per richiedenti asilo (oggi in via Rosmini, in città, ndr), l’accoglienza diffusa nelle parrocchie della diocesi, il progetto Sai a Fumane e di recente sono partiti i progetti dei Corridoi umanitari e universitari o il progetto di integrazione Apri con Caritas italiana. Ma l’ultimo anno è stato quello della maggior accoglienza di famiglie ucraine, che è risultata una preziosa occasione per incontrare, sensibilizzare ed accompagnare le comunità a vivere un’esperienza di vicinanza con le povertà. Poi abbiamo intensificato l’accoglienza di famiglie arrivate attraverso i corridoi umanitari, anche inviate dalla Prefettura. Abbiamo sperimentato un’accoglienza di community sponsor­ship per una famiglia afghana, il cui capofamiglia aveva già un’intesa lavorativa con una azienda veronese. È stata l’occasione per sperimentare un’integrazione tra l’animazione propria delle comunità parrocchiali e le aziende del nostro territorio. Il fiorire di esperienze di animazione delle comunità ha portato a coinvolgere complessivamente 44 parrocchie nei vari proget­ti di accompagnamento e sostegno per i migranti. Ad inizio 2023 è stato infine avviato il servizio provvisorio di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, in attesa di collocamento in comunità a loro dedicate sparse in tutta Italia».

La collaborazione con Caritas italiana di certo non manca. Spiega mons. Zampieri: «In sintonia con Caritas italiana stiamo cercando di promuovere soluzioni che, oltre ad alleviare i bisogni che continuamente emergono sui fronti sempre nuovi delle povertà, siano anche pensate per contrastarne fin dall’origine, per quanto possibile, le stesse cause generative. Per contrastare cioè le “strutture di peccato” – e spezzare quindi “le catene della povertà” – che altrimenti continuano a suscitare e perpetuare sempre nuovi e crescenti bisogni e forme di emarginazione e di esclusione sociale».

Accanto al mondo dei migranti e dei senza dimora in prima accoglienza, in questi mesi sono continuati i progetti di housing diffuso e sostegno abitativo verso l’autonomia per moltissimi uomini adulti, ha continuato a funzionare il progetto Esodo, dedicato a detenuti, e l’inserimento lavorativo di persone fragili all’interno della commessa comunale di gestione dei bagni pubblici cittadini ed è partita anche una nuovissima iniziativa dedicata a senza dimora anziani. Spiega Marco Zampese: «Continuando a intercettare nuovi bisogni e a sperimentare modelli efficienti di risposta, come da mandato di Caritas, sul finire dell’anno 2022 abbiamo aperto una casa per uomini senza dimora anziani. La definizione Senior Housing contraddistingue proprio l’accoglienza di persone sopra i 75 anni costretti, a causa di redditi molto bassi o inesistenti, in dormitori dove non viene garantita la possibilità di rimanere durante il giorno. Così, grazie alla disponibilità della parrocchia di Santa Maria Regina, abbiamo accolto i primi cinque ospiti in un bellissimo appartamento nella zona del Saval. Il progetto continuerà anche nelle prossime settimane, in un’altra parrocchia della diocesi».

Conclude mons. Zampieri: «In questo ultimo anno ci siamo strutturati maggiormente, dando particolare attenzione alla cura e alla formazione dei volontari. Abbiamo costituito un nuovo gruppo di lavoro trasversale tra i vari servizi che, oltre a inserire, accompagnare e coordinare i volontari e i lavoratori di pubblica utilità nei vari servizi, ha prepa­rato e condotto un percorso di formazione e ha organizzato spazi di tempo libero per ospiti, operatori e volontari. Queste esperien­ze hanno ricostruito un senso di comunità e di vicinanza infor­male, ricordando a tutti che solo l’incontro con l’altro concorre a costruire un mondo di vera fraternità. Continuiamo dunque ad operare assieme affinché sia la ricchezza di ciascuno, e non la nostra personale povertà, a diffondersi e a crescere, sempre più condivisa e moltiplicata a beneficio di tutti».

Francesco Oliboni