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Giornata del migrante. Una storia commovente dal Samaritano

Ricordo come fosse oggi quel giorno che i miei genitori mi hanno consegnato ad un autista di un camion che partiva dal Marocco. Eravamo poveri, abitavamo in un quartiere poco sicuro, senza ospedali o scuole vicine. Hanno deciso così e io non so se oggi li ho perdonati per quella cosa. Avevo 12 anni quando hanno scelto che io sarei dovuto crescere in un mondo migliore, pensando ad un futuro sicuro e felice. E mi hanno lasciato partire, chissà per dove…  Mi chiamo Mohamed e sono arrivato a Verona 8 anni fa. I confini più importanti e pericolosi li ho passati nel cassone di quel camion, che poi decise di lasciarmi un sabato mattina vicino al mercato dello stadio. Avevo paura, non conoscevo nulla e vedendo una macchina della Polizia parcheggiata, mi sono seduto di fianco a quella, aspettando che qualcuno mi aiutasse.

Poi la vita è andata veloce. La comunità per minori, la scuola media, la passione per il basket, i primi documenti. Ma anche le prime difficoltà, che mi hanno portato da adolescente a frequentare brutte compagnie. Sono stato aiutato da neomaggiorenne dai servizi sociali e dalla Caritas per avere una casa, per sistemarmi un po’. Non finirò mai di dire grazie.

Oggi ho 20 anni, vivo con un amico in centro a Verona, condividiamo l’affitto. Gioco a basket, ma soprattutto lavoro come cameriere e mando tanti soldi ai miei genitori ogni mese. La mia famiglia ha cambiato casa grazie a me. E ad inizio 2023 sono andato finalmente a trovarli dopo tanti anni. Non so se li ho perdonati per quella scelta di 8 anni fa, ma so di sicuro che voglio ancora tanto bene alla mia famiglia.