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2° domenica di Avvento. Cercare: uno sguardo agli invisibili di oggi

Marco inizia il suo Vangelo parlando di “Un uomo con la lanterna”, cioè di san Giovanni Battista, grande cercatore di Dio, a cui accorrevano da tutta la Giudea altri “uomini con la lanterna”… tutti in cerca di qualcuno che attendevano da tempo e che avrebbe portato loro bene e salvezza. Uomini e donne con la lanterna, cioè persone adulte, che si pongono domande e che non si accontentano di facili risposte. Cercatori di Dio attenti alle parole che ne annuncino la presenza. Che oggetto affascinante la lanterna: custodisce una fiamma che può illuminare solo un passo per volta e lo fa donando calore. Rappresenta un cammino fatto di luce e ombra, ma affrontato con perseveranza e fiducia. Parla di san Giovanni Battista, che ha saputo preparare la strada senza vedere appieno la salvezza che annunciava. Parla di me, di tutti noi, cercatori di Dio, che in questa statuina ci sentiamo a pieno titolo personaggi del presepe. La nascita di Gesù: un evento che ha cambiato la storia. Una “storia” in cui c’è posto per tutti… specialmente per chi cerca… con una lanterna!

Mohamed, 20 anni

Sono Mohamed e provengo dalla Tunisia. Avevo 11 anni quando mamma e papà, avendo problemi economici e sognando per me un futuro migliore, mi hanno consegnato ad un loro amico che faceva viaggi internazionali con il camion. Ho passato molti paesi dell’Africa e dell’Europa, dormito al freddo del camion, spesso nascosto nel cassone insieme alle merci che trasportava. Dopo moltissimi giorni di viaggio, una mattina mi sono svegliato in una città che non conoscevo: l’amico dei miei genitori mi ha detto di scendere non lontano da una macchina della Polizia e di andare da loro non appena lui fosse partito. Ero a Verona. In breve tempo mi hanno dato una famiglia italiana di tutori che mi ha voluto molto bene e sono stato accolto in una struttura per minori della città. Ho studiato e ho imparato prima il dialetto veronese che l’italiano. Arrivato a 18 anni però mi sono ritrovato senza un posto dove andare, i tutori non potevano tenermi in casa, non volevo chiamare i miei genitori perché ero arrabbiato con loro e così vari amici mi hanno dato ospitalità nelle loro case per parecchi mesi. Non trovavo un lavoro, né una casa, ero caduto in una forma di tristezza interiore che non mi faceva venir voglia di fare nulla. Ma dopo tanti piccoli aiuti da parte delle famiglie dei ragazzi veronesi con cui sono cresciuto, ho deciso di reagire, sono andato dalla mia assistente sociale in Comune: volevo avere una vita mia, senza dipendere da altri. Mi ha proposto il progetto giovani neomaggiorenni del Samaritano di Caritas Diocesana Veronese, una casa bellissima a Ca di David, Corte Melegano, la possibilità di avere degli operatori che mi accompagnano nel quotidiano, che mi danno una mano a trovare lavoro e ad essere di nuovo felice. E ho accettato. Oggi ho 20 anni, a gennaio comincerò a lavorare con un bel contratto, ho iniziato a scrivere canzoni rap e pubblicarle su internet e con le quali racconto la mia storia, tutto quello che ho passato e le sofferenze vissute. Ma la cosa che mi fa più piacere è che ho ricominciato a scrivermi e a parlarmi con la mia famiglia: li sento spesso, quando posso mando loro qualche soldo e sono felice di sapere che ci sono. La mamma è sempre la mamma e devo dire che mi manca tantissimo.