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Le testimonianze dei parroci che ospitano

Don Fadini: «Un’opportunità di crescita enorme per la comunità»

Non è mai facile accogliere una famiglia straniera nella propria comunità, soprattutto in una realtà piccola come Tombazosana. Queste le parole di don Davide Fadini, parroco dell’Unità pastorale Star, ossia le parrocchie di Scardevara, Tombazosana, Albaro e Ronco. «C’era sicuramente diffidenza iniziale, ma è stata superata velocemente. Siamo stati facilitati dal fatto che si trattava di una famiglia, di giovani e provenienti da un paese come l’Afghanistan, di cui oggi si parla molto. L’accoglienza è stata in poco tempo ottima e adesso in paese sono tutti coinvolti, anche chi inizialmente era più diffidente». Un’iniziativa del genere, cosa può lasciare per una parrocchia come Tombazosana? «È un’occasione, un’opportunità di crescita molto grande per tutta la comunità. E le persone hanno risposto presenti: ci sono sempre, sono incuriosite, ma anche attive e partecipi, sono a fianco della famiglia in tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Poi i ragazzi accolti sono attivi, vogliono inserirsi, darsi da fare e questo facilita ulteriormente. Personalmente sono davvero felice per le mie comunità di questa scelta di accoglienza».

Don Grisi: «La carità è la strada per smuovere le persone»

«Tutto è nato dalla nostra consulta ministeriale che ha espresso il desiderio di mettere a disposizione della Caritas parrocchiale la canonica di Castelletto, per le attività caritative e l’accoglienza di chi ne aveva bisogno con l’appoggio di Caritas diocesana veronese», esordisce così don Stefano Grisi, parroco dell’unità pastorale di Soave, Castelcerino, Castelletto e Fittà. «Eravamo aperti a qualsiasi forma di accoglienza e quando dal Samaritano ci hanno comunicato che sarebbe stata una famiglia di afghani ci siamo subito messi a disposizione». Risposta importante da parte dei volontari, supporto, visite, trasporti, quale è stata la difficoltà maggiore fino ad oggi? «Senza dubbio la comunicazione, ma i bambini che aprono i cuori stanno aiutando tanto ad instaurare relazioni. Con le immagini drammatiche che arrivano dall’Afghanistan, nella nostra comunità è nata la consapevolezza che stiamo facendo un’opera di bene importante e se qualcuno volesse offrire del tempo, è sempre ben accetto». Cosa significa per Castelletto questa accoglienza? «È un’opportunità per far passare un messaggio a tutte le comunità: la carità è la strada per smuovere un cristianesimo a volte “pantofolaio”. La speranza è di riuscire a comunicare tra noi il prima possibile per condividere tra culture diverse il senso della vita e la percezione della realtà, secondo diversi punti di vista».