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Pronto Intervento Sociale

«Mi chiamo Teresa, vengo dal Kosovo, sono scappata da una situazione di possibile guerra con la Serbia. Sono sola e chi mi ha aiutato a fuggire mi ha lasciato in stazione a Verona»; «Siamo una famiglia italiana, vivevamo in un appartamento in provincia di Verona, senza contratto di affitto. Improvvisamente il padrone di casa ci ha dato lo sfratto e da un giorno all’altro ci siamo trovati senza una casa con tre figli minorenni a carico»; «Mi chiamo Mohamed, vengo dall’Egitto, ho 16 anni. La mia famiglia vive in estrema povertà e i miei genitori mi hanno mandato in Italia in cerca di maggior fortuna: la Libia, il mare, la Sicilia e poi sono stato condotto in Questura a Verona».

Bastano queste tre storie accadute in poco più di una settimana per spiegare cosa sono le emergenze sociali e quante ne possono capitare con costanza regolare anche in una città come Verona. Un’emergenza sociale non si può prevedere, è un po’ come una malattia improvvisa, ma se per un grave motivo di salute, esiste il pronto soccorso, per una grave emergenza sociale, cosa c’è? Se un minorenne si trova improvvisamente per strada da solo? Se una persona fragile o una famiglia si trova in situazione di rischio o di grave difficoltà, chi interviene? E aiutare queste persone, in Italia, è facoltativo o un servizio che va obbligatoriamente garantito?

A Verona dall’estate 2023 è attivo il servizio di Pronto intervento sociale (P.i.s.) che ha proprio questo compito, realizzato in partnership tra Comune di Verona, l’Ats Ven 20 ambito territoriale sociale 1 e 2, Caritas Verona, attraverso il Samaritano, Fondazione don Calabria e le cooperative L’Albero e Comunità dei Giovani. Un progetto inserito tra i livelli essenziali delle prestazioni socio-sanitarie che il Governo italiano deve assicurare a tutti i cittadini. Tale servizio di pronto intervento sociale deve garantire interventi urgenti rivolti ad ogni area di emergenza sociale: famiglia, minori, anziani, senza  dimora, immigrati, donne vittime di violenza.

Chi attiva questo servizio?

Gli Ambiti territoriali sociali (Ats), che nel caso in cui stiamo parlando sono l’1 e il 2, quindi la città di Verona e tutto l’est veronese, compreso San Bonifacio, l’Ats Ven 20, in totale trentacinque Comuni. In alcune città metropolitane d’Italia è già presente da qualche anno, per Verona siamo alla prima sperimentazione. Si parla di un diritto dei cittadini e di un dovere dello Stato.

Come funziona questo pronto intervento?

Il servizio nei giorni feriali è diurno dalle 14 alle 22 e notturno dalle 22 alle 8 del mattino; mentre nei weekend è praticamente sempre attivo giorno e notte. Serve per essere a disposizione delle emergenze sociali negli orari in cui gli uffici di servizio sociale territoriale sono chiusi.

Come si attiva il PIS?

Il numero di telefono del PIS è nelle mani esclusivamente delle Forze dell’Ordine. Se un privato cittadino dovesse notare situazioni di vulnerabilità sociale, chiama Polizia o Carabinieri e poi saranno loro a contattare il servizio che, solo dopo una attenta valutazione professionale, deciderà se intervenire.

E fuori Verona?

La coop. sociale Aretè di San Pietro di Legnago, in associazione con Il Samaritano di Caritas e le cooperative L’Albero, Nova società e la Fondazione Don Calabria, ha attivato il pronto intervento sociale per i 25 Comuni del Distretto 3 Pianura veronese dell’Ulss 9 Scaligera, ambito territoriale sociale 3 con il Comune di Legnago capofila.

Le sedi operative saranno il Centro per le attività sociali in via XXIV Maggio a Legnago, il centro Il Girasole e Casa Shalom a Marega di Bevilacqua.